Maurizio Ferraris: La fotografia nell'epoca della sua iper-riproducibilità tecnica
Wissenschaftliches Kolloquium / Colloquio scientifico
Una volta l'immagine, e già all'epoca della sua riproducibilità tecnica, cioè dopo la fotografia, era una cosa rara. Oggi è ubiqua, ogni nostro telefonino fa foto ed è un archivio di foto. E la cosa non finisce lì, perché basta digitare su "google images", e siamo sopraffatti dalla più grande collezione iconografica di tutti i tempi. Ma non è detto che questa sia la salvezza delle immagini, proprio l'abbondanza può indurre a sazietà, o a inflazione, e il cambiamento tecnologico può far scomparire interi giga di immagini. Come risultato, dell'epoca più fotografata della storia potrebbe restare molto poco, o addirittura niente, e nemmeno una fotografia per i nostri nipoti.
Maurizio Ferraris è professore ordinario di filosofia teoretica nella Università di Torino, dove dirige il Labont (Laboratorio di Ontologia). Editorialista di 'La Repubblica', è direttore della 'Rivista di Estetica' e condirettore di 'Critique'. Directeur d'études al Collège International de Philosophie, Fellow della Italian Academy for Advanced Studies in America e della Alexander von Humboldt-Stiftung, visiting professor alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e in altre università europee e americane, ha scritto una quarantina di libri tradotti in varie lingue, tra cui 'Storia dell'ermeneutica' (1988), 'Estetica razionale' (1997) e 'Dove sei? Ontologia del telefonino' (2005, Premio filosofico Castiglioncello). Con Laterza ha pubblicato 'La filosofia e lo spirito vivente' (1991), 'Il gusto del segreto' (con Jacques Derrida, 1997), 'L'ermeneutica' (1998), 'Guida a Nietzsche' (1999, con altri autori) e 'Introduzione a Derrida' (2003). Alla sua attività è stato conferito, nel 2008, il Premio Filosofico "Viaggio a Siracusa". I suoi ultimi libri sono 'Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce' (Laterza 2009) e 'Ricostruire la decostruzione' (Bompiani 2010).
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