Michelangelo und die Sprache der Architekturzeichnung
Internationale Tagung / Convegno internazionale
Ein Studientag von Alessandro Nova und Golo Maurer am Kunsthistorischen Institut in Florenz in Zusammenarbeit mit der Casa Buonarroti
Michelangelos Architekturzeichnungen wurden lange als das behandelt, was die klassische Kunstgeschichte gerne als "Sonderfall" bezeichnet hat: ein vom Kontext suspendierter und von der "Norm" isolierter Ausnahmefall, für dessen Erforschung Freiheiten erlaubt schienen, an die sonst nicht zu denken war. Ihre bisweilen mystische Überhöhung als Reliquien der irdischen Taten und Werke eines zeitweise als gottähnlich verehrten Schöpfers verstellte nicht selten den Blick auf den faktischen Quellenwert, der weit über die bloße Rekonstruktion bau- und planungsgeschichtlicher Abläufe hinausgeht.
Gemäß ihrer Sonderstellung haben Michelangelos Architekturzeichnungen eine Vielzahl unterschiedlicher Deutungen erfahren, die nicht immer von einander Notiz - und nur selten auf einander konkreten Bezug nahmen. Das allgemeine Wissen wurde dadurch fraglos bereichert - und doch kann die (auch interdisziplinäre) Erweiterung der Ansätze manchmal auch dazu führen, den Zeichnungen Aussagen zu unterlegen, für die sie als Quellen nicht unbedingt taugen. Die Architekturgeschichte sieht sich dann in der unattraktiven Rolle des Spielverderbers dazu genötigt, inmitten anregender Diskussionen an jene fachspezifischen methodischen Standards zu erinnern, die gerade bei sich öffnenden Diskursen den Unterschied zwischen These und Behauptung ausmachen.
Freilich ist auch die Architekturgeschichte im Falle Michelangelos keine homogene Abteilung. Für Diversität sorgte im 20. Jahrhundert vor allem die Teilung in akademische Schulen, deren Grenzen nicht selten mit jenen zwischen Sprachen und Ländern zusammenfielen. Unterschiede in akademischen Traditionen und wissenschaftlichen Strukturen, in Wissenschaftssprache, Terminologie und Diskursgewohnheiten haben sich zu bewußten wie unbewußten Michelangelo-Bildern verfestigt, deren Verteidigung die Bereitschaft zur Objektivität häufig überlagerte. Spürbar waren vor allem die Unterschiede zwischen der angelsächsischen und der deutschsprachigen Michelangelo-Forschung, die durch die Emigranten der dreißiger Jahre und ihre Schüler nur vorübergehend zu einer Synthese fanden.
Vor diesem Hintergrund scheint eine Bestandsaufnahme der wissenschaftlichen Ansätze ebenso wünschenswert wie vielversprechend. Michelangelos Architekturzeichnungen sind als fest umrissenes, in Fragen der Eigenhändigkeit vergleichsweise unumstrittenes Gebiet besonders geeignet, einen solchen Dialog anzuregen. In dieser Absicht - und vor dem Hintergrund eines mit den Ausstellungen und Publikationen der vergangenen zwei Jahre spürbar gestiegenen Interesses - veranstaltet das Kunsthistorische Institut in Florenz in Zusammenarbeit mit der Casa Buonarroti eine internationale, ausschließlich den Architekturzeichnungen gewidmete Tagung, an dem Wissenschaftler aus Italien, USA, England, Deutschland und der Schweiz teilnehmen. Neben der klassischen Sicht auf die Architekturzeichnungen als Instrument der Planung werden dabei vor allem mediale, auf die Zeichnung als Gattung bezogene Aspekte zur Sprache kommen.
Ziel ist eine offene Diskussion über alle damit verbundenen Fragen zum Medium (Material, Technik, Modus, Stil, Darstellungsmittel, Überlieferung), zur Funktion (Zeichnen als manuelle Tätigkeit, visualisiertes Denken und Entwerfen, Selektion von Problemen), zur Kommunikation (Adressaten, Zeichnung und Text, Verständnis und Mißverständnis), zum Verhältnis von Darstellung und Dargestelltem (Konventionen, Maßstab, Abstraktion, Vereinfachung, Symbol, Eigendynamik des Zeichnens, Hilfskonstruktionen, Utopie) sowie zu den damit verbundenen Prozessen (Planungsstadien, Übernehmen, Erfinden, Ändern, Verwerfen, Festlegen, Offenlassen).
Michelangelo e il Linguaggio del Disegno d'Architettura
I disegni di architettura di Michelangelo sono stati a lungo trattati come un fenomeno a se stante: un ambito caratterizzato da eccezionalità, sospeso da ogni contesto, isolato da quella che si considerava la "norma", che poteva pertanto essere studiato permettendosi libertà altrimenti impensabili. I disegni vennero elevati a reliquie delle azioni terrene e delle opere di una personalità creativa periodicamente venerata come divina, impedendo così spesso di riconoscere il loro effettivo valore di fonti, che va ben al di là della mera ricostruzione di vicende costruttive e progettuali.
Conformemente a questo loro status particolare, i disegni architettonici di Michelangelo sono stati oggetto di una molteplicità di interpretazioni diverse, che non sempre prendono atto della reciproca esistenza e ancora più raramente fanno riferimento le une alle altre. Il sapere sui disegni di Michelangelo ne è risultato senza dubbio enormemente arricchito - e tuttavia questo ampliamento (anche interdisciplinare) degli approcci ha talora indotto a leggere nei disegni messaggi di cui non necessariamente sono portatori. La storia dell'architettura si vede pertanto periodicamente costretta nello scomodo ruolo del grillo parlante che invoca l'esistenza di standard metodologici specifici della disciplina ricordando - proprio nell'ambito di una dilatazione delle prospettive della ricerca - la necessità di differenziare fra una tesi fondata e una semplice asserzione.
Per altro, nel caso di Michelangelo neppure la storia dell'architettura rappresenta un settore omogeneo. Alle origini di questa pluralità di posizioni e impostazioni, affiancatesi nel corso del XX secolo, è da collocare in primo luogo la suddivisione in scuole accademiche, i cui confini non di rado coincidevano con quelli fra lingue e nazioni. Le differenze nelle tradizioni accademiche e nelle strutture della ricerca scientifica, nella terminologia e negli approcci argomentativi sono andate a cristallizzarsi in una serie di differenti "immagini" di Michelangelo, alla cui difesa ci si è mostrati spesso disposti a sacrificare qualsiasi forma di obiettività. In particolare si sono manifestate notevoli divergenze fra gli studi michelangioleschi di impostazione anglosassone e quelli di area germanofona, condotte solo transitoriamente ad una sintesi dagli emigranti degli anni Trenta e dai loro allievi.
Una rilevazione dei vari approcci di ricerca appare pertanto auspicabile quanto foriera di esiti degni di nota. I disegni di architettura di Michelangelo rappresentano un campo ben delimitato e relativamente chiaro per quanto riguarda questioni di autografia, e si prestano quindi a stimolare questo tipo di dialogo. Con questa intenzione - e sullo sfondo di un interesse che le mostre e le pubblicazioni degli ultimi anni hanno sensibilmente contribuito a incrementare - il Kunsthistorisches Institut in Florenz organizza in collaborazione con la Casa Buonarroti un colloquio internazionale esclusivamente dedicato ai disegni di architettura di Michelangelo, al quale partecipano studiosi provenienti da Italia, USA, Inghilterra, Germania e Svizzera. Accanto alla classica interpretazione dei disegni di architettura come strumenti di progettazione verranno trattati in particolare aspetti mediali che si riferiscono al disegno quale genere autonomo.
L'obiettivo è una discussione aperta su tutte le questioni concernenti il medium (materiali, tecniche, modo, stile, strumenti di rappresentazione, trasmissione dei disegni), la funzione (disegnare come attività manuale, pensare e progettare attraverso la visualizzazione, selezione di problemi), la comunicazione (destinatari, disegno e testo, comprensione e fraintendimento), il rapporto fra rappresentazione e oggetto rappresentato (convenzioni, scala, astrazione, semplificazione, simbolo, autonomia del disegno, costruzioni ausiliarie, utopia) nonché i processi relativi (stadi della progettazione, adottare, inventare, modificare, scartare, fissare, lasciare questioni aperte).
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Konferenzsaal / Sala conferenze
Via G. Giusti 38
50121 Florenz
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