Matinée

Roberto Santamaria

Pietre "di diversi colori come l'arco celeste": il marmo a Genova nell’Età moderna

Rocco Pellone, progetto per il rivestimento marmoreo della cappella del Rosario nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova, 1633, disegno a matita, penna e acquerello, Archivio di Stato di Genova.

La conversazione riguarderà l’estrazione, il commercio, il trasporto e l’impiego di marmi e pietre colorate a Genova, in Liguria e dal Mediterraneo all’Europa e alle Americhe. Il porto di Genova, che assunse già nel Medioevo un ruolo preminente nel commercio del marmo bianco di Carrara, a partire dall’ultimo quarto del secolo XVI e fino a metà del secolo XVIII fu un nodo centrale di scambio di marmi policromi. In stretto accordo con il governo locale, con i ricchi banchieri e con gli abili marinai liguri, i marmorari genovesi seppero costruire una fitta rete di contatti capace di soddisfare le esigenze di artisti e committenti in un’epoca, quella manierista e barocca, in cui il ricorso ai marmi colorati era tanto richiesto quanto problematico, soprattutto a causa del crescente ridursi della disponibilità dei materiali antichi di riuso. I documenti provano come a Genova maturarono le condizioni e le modalità per fare fronte a questa esigenza avvertita non solo nei principali centri d’arte italiani, ma anche in quelli europei. Ciò avvenne individuando una ristretta ma variata gamma di pietre colorate rinvenute nell’aspro territorio della piccola Repubblica e messe in circolo sul mercato mediterraneo grazie a collaudate abilità nel campo dei trasporti lapidei e delle infrastrutture portuali, alla dimestichezza con strumenti finanziari che permettevano una sicura e veloce circolazione dei pagamenti e, non ultimo, ad ancora sottovalutate competenze artistiche in grado di produrre eleganti e funzionali elementi marmorei per la costruzione e la decorazione di opere architettoniche e scultoree. Anche grazie a mirate e profonde ricerche condotte in vari archivi italiani, primo tra tutti quello di Genova, questo fenomeno verrà analizzato all’intersezione tra storia dell’arte e dell’architettura, geologia, ecologia e storia delle infrastrutture e dei trasporti.

 

Roberto Santamaria (Genova, 1968) si è laureato a Genova con una tesi sul pittore olandese Gerrit Van Honthorst e quindi specializzato in storia dell’arte indagando la corporazione dei marmorari a Genova nei secoli XVII e XVIII. I suoi studi originano da inedite indagini archivistiche e riguardano la scultura genovese tra ‘500 e ‘700 e la storia del collezionismo artistico. È diplomato presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Genova, istituto presso il quale è funzionario archivista. Ha al suo attivo un centinaio di pubblicazioni e la partecipazione in veste di relatore a diversi convegni nazionali e internazionali. Attualmente è dottorando presso l’Università di Ginevra con un progetto incentrato sul marmo a Genova in età moderna.

Organizzato da Davide Ferri (Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut) e Laura Valterio (Bibliotheca Hertziana – Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte / Universität Zürich)

 

25 gennaio 2023, ore 11:00

Evento ibrido

Palazzo Grifoni Budini Gattai
Via dei Servi 51
50122 Firenze, Italia

Per partecipare di persona RSVP all’indirizzo davide.ferri@khi.fi.it

Per partecipare online si prega di registrarsi via Zoom: https://zoom.us/meeting/register/tJ0rc-qqpjwvEtV8IfwFfN6N21UpSnIMST1l 

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