Marzia Faietti: Gorgóneion mantovano - Mantegna, le maschere, la Medusa

Abendvortrag / Conferenza serale

La conferenza prende avvio dalla singolare iconografia di un foglio di Andrea Mantegna al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi che offre un confronto fisionomico calzante soprattutto con il famoso 'Autoritratto' affrescato nella 'Camera picta' a Mantova, dove appare a sorpresa, seminascosto tra decori naturalistici stilizzati e foglie di acanto di un pilastro dipinto nella parete del cosiddetto "Incontro".

L'espressione caricata del volto nel disegno fiorentino va considerata alla luce dell'utilizzo di maschere antiche, una componente della cultura antiquaria di Mantegna ancora in parte da approfondire.

Esiste anche la possibilità che l'artista si sia voluto rappresentare con un'espressione terrificante allusiva alla figura mitologica della Gorgone. L'attenzione del padovano al tema medusiano (dagli affreschi Ovetari ai teleri con i 'Trionfi di Cesare' oggi ad Hampton Court) riflette gli stringenti rapporti con quel 'milieau' intellettuale di epigrafisti, 'antiquarii', umanisti e copisti per le scritture, dove era diffuso il collezionismo di medaglie e monete antiche, nelle quali il soggetto della Medusa godette di una certa diffusione.

L'epoca di esecuzione del foglio (successiva al 1474, data che segna la conclusione dei lavori della 'Camera picta') precede le due opere perdute in cui Leonardo si sarebbe confrontato con il tema medusiano; d'altra parte, istituisce parallelismi con taluni volti usciti negli anni Settanta dalla bottega del Verrocchio e da quella dei Pollaiolo, le cui tipologie oscillano fra la testa della Gorgone e quella delle Erinni.

Nel suo autoritratto, allusivo e idealizzato, Mantegna combinò insieme la maschera apotropaica e il mito della Gorgone e, quasi come in una sorta di dichiarazione di intenti, vi rimarcò con forza la sua volontà di simulare la scultura piuttosto che la natura, secondo un’inclinazione artistica sottolineata a suo tempo da Bernardino Scardeone e da Giorgio Vasari.

L'autoritratto offre, dunque, lo stimolo per riflettere sulla sua "poetica di pietra", efficacemente esemplificata sia dalle giovanili figure statuine della cappella Ovetari, sia dalle immagini dipinte a finto marmo o finto bronzo nei tardi monocromi.

Particolarmente in queste opere la 'simulazione' dell'antico supera la 'simulazione' della natura e lascia trapelare un'antichità tanto più perduta, quanto più indagata.

Marzia Faietti è attualmente Direttrice Storica d'Arte presso la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale Fiorentino, con l'incarico della Direzione del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.

Fino al giugno del 2004 lavorava presso la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Bologna, dove a partire dal 1987 svolgeva, tra l'altro, la funzione di Direttrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna e dal 1999 quella di responsabile dei Servizi Educativi.

Si è laureata in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Bologna, discutendo una tesi in Storia dell'Arte Medievale e Moderna (dedicata ad uno studio monografico sul pittore Giuseppe Mazzuoli, detto il Bastarolo, attivo a Ferrara nel periodo postridentino). Presso la medesima Università ha frequentato il Perfezionamento biennale in Storia dell'Arte. Ha inoltre conseguito il Diploma di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l'Archivio di Stato di Bologna.

Dopo aver vinto un concorso nazionale per ispettore storico dell'arte presso il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, ha svolto l'incarico di curatrice delle raccolte del Museo Nazionale di Ravenna, per conto della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali di Ravenna, prima di essere assegnata alla Soprintendenza di Bologna.

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