Via Gustavo Modena 13: Una nuova sede per il campus del KHI a Firenze
A 127 anni dalla sua fondazione, il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (KHI) inaugura il 21 ottobre 2024 una nuova sede in Via Gustavo Modena 13.
Il KHI è uno dei più antichi e rinomati istituti di ricerca al mondo dedicati allo studio della storia dell’arte e dell’architettura in un orizzonte transculturale e globale. Dal 2002 il KHI è parte della Società Max Planck (MPG). L’ampio spettro cronologico e geografico delle ricerche dell’Istituto spazia da progetti su singoli artisti (come Leonardo) al design, l’intelligenza artificiale, l’architettura medievale, le decorazioni delle chiese in Georgia, l’arte plumaria messicana, la storia urbana rinascimentale, fino alla botanica, l’ecologia, il Mediterraneo e le catastrofi come ambiti d’indagine storico-artistica, le teorie dell’immagine, degli oggetti e dei media, così come a cooperazioni con artiste e artisti contemporanei.
Con la nuova sede in Via Gustavo Modena 13 l’Istituto consolida la sua presenza nell’area di Firenze compresa tra Piazza San Marco, Piazza della Libertà e il Giardino della Gherardesca / Borgo Pinti. Si tratta di una zona del centro storico che ospita importanti istituzioni di formazione universitaria e ricerca, tra cui l’Università di Firenze e l’Orto Botanico, collezioni di storia naturale, una nuova sede dell’Istituto Universitario Europeo, il Museo Archeologico. Anche le altre sedi del KHI, Palazzo Capponi-Incontri (dal 1964) e Casa Rosselli (dal 1971) in Via Giuseppe Giusti 36–44, Casa Zuccari (dal 1987) in Via Gino Capponi 22 e Palazzo Grifoni Budini Gattai in Piazza della Santissima Annunziata (parzialmente affittato dal 2009) fanno parte di questa fitta topografia storico-scientifica. Questo si riflette anche nella solida rete di cooperazioni scientifiche e culturali che il KHI ha stretto in città.
Via Gustavo Modena 13
La nuova sede in Via Gustavo Modena si inserisce in questo ‘campus’. Essa ospita l’intera collezione fotografica dell’Istituto (Fototeca), ampie parti della sua Biblioteca (ca. 40%), ciascuna con ampi spazi di consultazione, oltre a due gruppi di ricerca, sale seminari e spazi per la socialità a disposizioni di utenti e dipendenti dell’Istituto. L'edificio si trova nella zona del centro storico di Firenze compresa tra Piazza San Marco e i Viali, che subì sostanziali cambiamenti urbanistici a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, secondo il progetto elaborato dall’architetto Giuseppe Poggi per Firenze capitale del Regno d’Italia (1865–1871). Nel 1863 il Comune di Firenze acquistò dall’adiacente monastero femminile di San Domenico del Maglio il terreno necessario per tracciare la strada dedicata a Gustavo Modena, attore teatrale e patriota italiano. In seguito, i lotti frazionati, compreso quello del palazzo, furono venduti all’asta a privati, che li edificarono negli ultimi due decenni dell’Ottocento, tra cui il palazzo al numero 13. Prima di essere acquistato all’asta dalla Fondazione Max Planck nel 2015 e passare alla Società Max Planck nel 2018, l’edificio di quattro piani affacciato su un ampio giardino interno era di proprietà della Regione Toscana ed era destinato a biblioteca e archivi nei piani inferiori e ad uso abitativo in quelli superiori.
Architettura e spazi per la ricerca umanistica
Il progetto complessivo di ristrutturazione è stato coordinato dalla Passaleva Associati, sotto la direzione di Marco e Michele Passaleva, in stretta collaborazione con il Dipartimento Edilizia della MPG e con il KHI. I lavori, iniziati nel febbraio 2021, si sono conclusi, per la parte strutturale, in un tempo record di due anni e hanno riguardato una superficie lorda di circa 2.400 mq. Si è voluto intervenire il minimo possibile sull’impianto strutturale esistente, per conservare e valorizzare le caratteristiche intrinseche della struttura distributiva originale dell’edificio. In questo risiede anche la particolare complessità del progetto, che combina una struttura edilizia della seconda metà dell’Ottocento con le esigenze delle attività di ricerca del KHI.
Fra le opere più imponenti vi è stata la creazione di un’area sotterranea nell’ala destra dell’edificio, dalla superficie di circa 200 mq, che ospita la collezione di riviste della Biblioteca del KHI. Tutti i solai dell’edificio sono stati consolidati staticamente per consentire di ospitare i fondi librari e fotografici. Sono stati installati pavimenti galleggianti che, oltre a nascondere chilometri di cavi e di tracce, permettono un’elevata flessibilità degli spazi.
Le facciate sono state restaurate e, in particolare, le sagome delle trabeazioni sono state ricreate a mano da uno stucchinaio fiorentino, con una tecnica artigiana ormai rara. Nei soffitti del piano terra e del primo piano sono state scoperte ampie sezioni di decorazione ad affresco ottocentesca. L’ascensore novecentesco presente al centro del vano scale è stato rimosso e le scale sono ritornate al loro assetto ottocentesco originale. Al primo piano, quella che era un tempo una veranda è stata oggetto di un’attenta ricostruzione e, al contempo, di un efficientamento energetico. Le scaffalature di Biblioteca e Fototeca, in alluminio verniciato e dotate di un sistema di illuminazione integrata, si estendono per oltre 3.000 metri lineari di scaffali e sono state progettate ad hoc per ogni stanza.
L’edificio è stato consegnato al KHI il 1 marzo 2024 dopo un imponente lavoro di squadra sotto la guida del Dipartimento Edilizia della MPG che ha coinvolto team tra Germania e Italia e un ampio pool di imprese che hanno collaborato su tutti i livelli. Anche il KHI ha svolto una parte attiva durante tutta la durata dei lavori. Il trasloco del materiale librario e fotografico ha rappresentato una vera e propria sfida logistica e ha permesso anche la riorganizzazione degli spazi nella sede storica di via Giuseppe Giusti. Praticamente ogni volume della Biblioteca è stato movimentato. Il trasloco delle 630.000 fotografie dal piano nobile di Palazzo Grifoni è stato particolarmente impegnativo; quello dell’archivio dei negativi della Fototeca è avvenuto tramite scatole climatizzate, in modo da non esporre il materiale estremamente delicato a fluttuazioni di temperatura eccessive.
Un luogo per preservare oltre 630.000 fotografie e studiare gli archivi fotografici
La Fototeca del KHI si è trasferita completamente nel nuovo edificio. Con le sue oltre 630.000 fotografie, essa costituisce una delle più importanti collezioni di fotografia documentaria sulla storia dell’arte e dell’architettura italiana. È anche un centro di ricerca e laboratorio che svolge un ruolo centrale nel dibattito internazionale e transdisciplinare sul ruolo degli archivi fotografici nella ricerca e nelle società del XXI secolo. L’edificio offre agli utenti della Fototeca numerose postazioni di consultazione, oltre a spazi dedicati ai cataloghi e agli schedari. Oltre alle stanze climatizzate per le fotografie rare, la Fototeca dispone di uno studio di posa e laboratori fotografici analogici e digitali. Il laboratorio fotografico analogico, dotato di camera oscura e laboratorio umido, è utilizzato principalmente per scopi didattici e sperimentali nonché per il restauro delle fotografie rare.
Nuove celle climatiche per la conservazione di negativi fotografici dal 1860 ad oggi
Nella nuova sede sono state allestite due celle climatiche per la conservazione dell’archivio dei negativi fotografici, che necessitano di particolari condizioni di stabilità in termini di temperatura e umidità. Progettate avvalendosi dell’expertise dell’Istituto Fraunhofer per la Fisica degli Edifici di Stoccarda, le due celle, una a 5 °C e 35% di umidità relativa e l’altra a 15 °C e 35% di umidità relativa, preservano una collezione di circa 55.000 tra pellicole in acetato o poliestere e lastre di vetro, che risalgono ad un ampio lasso di tempo dagli anni Sessanta dell’Ottocento fino al XXI secolo.
Una nuova collocazione per oltre 160.000 volumi
La Biblioteca del KHI, una delle più antiche e rinomate biblioteche di ricerca per la storia dell’arte al mondo, ha trasferito una parte consistente dei suoi fondi librari nella nuova sede (ca. 40%). Il nuovo piano interrato costituisce il cuore pulsante delle collezioni, con la realizzazione di spazi dedicati dotati di scaffalature compattabili su rotaia. Esso conserva gli oltre 50.000 volumi di periodici, una collezione che, con circa 1.000 riviste in abbonamento, è in costante ampliamento. La sezione dedicata alle riviste occupa 1,7 km lineari: 1,5 km per la collezione attuale e ulteriori 200 m per la crescita futura.
Il nuovo edificio ospita anche le sezioni dedicate agli artisti italiani nati dopo il 1890 (tra cui un fondo speciale sul Futurismo), alle mostre di artisti contemporanei italiani e l’ampia sezione di storia dell’arte generale. Completa la raccolta la Biblioteca di Fotografia dedicata alla storia e alla teoria della fotografia, che, insieme alla Fototeca, rende Via Gustavo Modena 13 un vero e proprio centro di studio e ricerca sulla storia dell’arte contemporanea e la fotografia.
La ricollocazione di buona parte della Biblioteca ha ‘decongestionato’ la sede storica in via Giusti, migliorando notevolmente le possibilità di consultazione. Oltre alle ricercatrici e ai ricercatori del KHI, entrambe le sedi sono aperte anche a ricercatrici e ricercatori esterni. Un sistema di trasporto permette agli utenti di ordinare e ricevere libri da una sede all’altra. In questo modo, anche la ex sala conferenze in Via Giuseppe Giusti 38 verrà recuperata.
Ricerche sull’etica delle immagini e sui rapporti tra forma e oggetti
Il terzo piano del nuovo edificio ospita due dei tre gruppi di ricerca attivi al momento al KHI. Il gruppo di ricerca Ethico-Aesthetics of the Visual, diretto dalla storica dell’arte e filosofa Hana Gründler, indaga le relazioni tra arte, visualità ed etica. Alla luce delle questioni socio-politiche più attuali legate al potere delle immagini e del ‘vedere’, i membri del team si pongono l’obiettivo di sviluppare un’eto-estetica del visivo in modo sistematico e sperimentando metodologie diverse in una prospettiva trans-storica.
Nell’ambito del programma di eccellenza “Lise Meitner” della Società Max Planck, il gruppo di ricerca Coded Objects, diretto dall’architetta e storica dell’architettura Anna-Maria Meister, studia come gli oggetti di uso quotidiano vengono ‘programmati’ attraverso il design, esaminando le tracce materiali dei processi che li hanno creati. Considerando la ‘forma’ come punto di partenza epistemico, il gruppo indaga come gli oggetti vengono codificati attraverso pratiche materiali e spaziali.
Un’infrastruttura informatica di ultima generazione
In occasione della ristrutturazione, il nuovo edificio in Via Gustavo Modena e quello storico in Via Giuseppe Giusti sono stati interconnessi con un collegamento ad anello alla rete nazionale italiana ad altissima capacità del Consortium GARR, che fornisce in entrambe le sedi una connessione internet ridondante. Inoltre, in entrambe le sedi sono ora presenti dei veri e propri data center che operano in parallelo e che permettono di sincronizzare i dati e i sistemi attraverso una connessione di rete ultraveloce. Nel nuovo edificio sono stati posati 45 km di cavi in rame e 5 km di cavi in fibra ottica, per un totale di circa 50 km di cavi per la rete interna, oltre a più di 21 km di cavi elettrici.
Spazi per le famiglie, gli eventi e la socialità
Al piano terra della nuova sede è presente l’Ufficio Famiglia, che dispone di una postazione di lavoro per il genitore e di giochi per le bambine e i bambini, oltre a un fasciatoio e una poltrona per l’allattamento. Sempre al piano terra, una sala seminari e una sala riunioni dotati delle ultime tecnologie di videoconferenza sono a disposizione per l’organizzazione di eventi di piccola e media grandezza. Al primo piano dell’edificio si trova un’ampia lounge con una cucina e una grande terrazza, che offrono uno spazio di socializzazione per tutte e tutti coloro che frequentano e che lavorano nella nuova sede.
Il giardino interno è il risultato di un attento equilibrio tra sostenibilità e storia urbana. Al momento di piantumarlo, si è prestata particolare attenzione alle specie di fiori, scelte non solo per la loro bellezza, ma anche per la loro capacità di sopravvivere con poca acqua e cura nei mesi estivi: begonie, perovskias, plumbago e covoni dorati, oltre a piccole siepi di alloro e un prato di dicondra. Al centro del giardino vi è un magnifico esemplare di magnolia, che si trovava in questo luogo già molto prima della costruzione degli edifici circostanti e che faceva parte degli ampi giardini del limitrofo ex convento di San Domenico del Maglio. Anche i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti ‘intorno’ alla magnolia. Quello che può sembrare, infine, un anonimo container all’estremità del giardino nasconde in realtà una cisterna da oltre 20.000 litri, utilizzata dal sistema di prevenzione anti-incendio del nuovo edificio.
L’evento inaugurale del 21 ottobre 2024 con ospiti dal mondo della ricerca, cultura e politica
Il 21 ottobre 2024, a partire dalle 14:30, la nuova sede si è 'aperta' per consentire agli ospiti invitati di scoprire l’edificio e di partecipare a brevi tour guidati. Per l’occasione sono state esposte alcune delle fotografie realizzate da Bärbel Reinhard, Martino Marangoni, Daniela Tartaglia e Giuseppe Toscano (Fondazione Studio Marangoni) durante i lavori di ristrutturazione del palazzo. Tali fotografie sono, inoltre, al centro di una mostra online della Fototeca, TRANSITIONS: Via Modena 13, online a partire dal 14 ottobre 2024.
L’inaugurazione vera e propria è iniziata alle 16:30: dopo delle brevi improvvisazioni musicali, i discorsi inaugurali sono stati tenuti da rappresentanti della MPG, del Consolato Generale e dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia, del Comune e della Regione, e dagli architetti e da personalità dal mondo della ricerca. Dopo la performance corale “A l’alta fantasia” del Canto XXXIII del Paradiso di Dante a cura dell’Associazione culturale Culter, il pomeriggio si è concluso con un ricevimento nella sede storica del KHI in via Giuseppe Giusti.