Renaissance Revisited

Convegno internazionale

a cura di Alessandro Nova, Hannah Baader e Beatrice Paolozzi Strozzi

Le vecchie barriere stilistiche tanto care alla storia dell'arte dei secoli scorsi sono ormai molto spesso aggirate se non del tutto superate. I temi trasversali e contestualizzanti preferiti dalla ricerca degli ultimi decenni sull'arte del Quattrocento e del Cinquecento - come la storia della committenza, dell'organizzazione delle botteghe, di genere e dei generi, della teoria artistica e dell'artista, del paragone tra le arti, della materialità, del corpo, delle istituzioni, del mercato, del colonialismo, della filosofia naturale (Bredekamp) e dell'atomismo, del rapporto delle immagini con la spiritualità e la religione - , in nuovi contesti spazio-temporali, possono fare a meno di una periodizzazione basata esclusivamente sugli stili, eppure questi concetti continuano a circolare sia per la loro indubbia utilità, per così dire, "stenografica", di orientamento rapido ed efficace, sia per la loro tradizione ormai blasonata. Ciò vale in particolare per il concetto di Rinascimento, paradigma par excellence di una concezione storicizzata della cultura e fenomeno squisitamente normativo, che dopo la sua gestazione nella Francia di Luigi Filippo (Philippe-Auguste Jeanron, autore del commento alla prima edizione francese delle Vite di Vasari) conobbe il suo massimo impatto con i testi canonici di Michelet e di Burckhardt, per poi trasformare il volto di tante città, non solo italiane, a cavaliere tra Otto e Novecento.

Dopo la cosiddetta 'rivolta dei medievisti', il contributo fondamentale di Panofsky alla distinzione tra "Rinascimento" e "Rinascenze", nonché la critica costruttiva al suo "Principle of Disjunction" (Settis, Rehm), quali sono le coordinate teoriche per chi si occupa oggi di 'Rinascimento' nelle varie discipline?

I titoli più recenti non indicano soltanto un rinnovato entusiasmo (per esempio, 'The Swerve. How the World Became Modern' di Greenblatt, 2011), ma soprattutto disagio e persino commiato, dall'Anachronic Renaissance di Nagel e Wood (2010) al piccolo catalogo di una mostra documentaria che si è appena conclusa a Monaco di Baviera: 'Was war Renaissance? Bilder einer Erzählform von Vasari bis Panofsky' (2013). La domanda fondamentale del nostro incontro è pertanto la seguente: come si deve valutare oggi un concetto che un tempo fu normativo?

A seguito della mostra a Palazzo Strozzi (da settembre, in corso al Louvre) su 'La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460', curata da Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand, il KHI invita esperti di diverse discipline e molti storici dell'arte per fare un bilancio del concetto, della fortuna e dell'attualità del termine Rinascimento attraverso carrellate panoramiche su singole discipline (retorica, musica, economia), analisi puntuali di casi specifici ed esemplari, storie di tecniche e di prodotti simbolo (come la cupola del Duomo di Firenze), nonché interpretazioni del fenomeno 'rinascita' nella sua pluralità, per così dire, "antropologica".

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